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"La poesia è per me quello che resta delle lacrime del mollusco per spazzare o avvolgere il granello di sabbia che gli si conficca dentro. E quel peduncolo sottile che lascia fluire bicarbonato di sodio per la sopravvivenza o per la resilienza, e che mantiene saldo il legame con il fondo, si chiama nacre o madre-perla. Da lì s'avvolge e solidifica secondo il suo piano genetico la conchiglia, la tana che accoglie e salva dalla follia dalla solitudine dal disamore; insomma, la vita. La conchiglia, alla fine, è il dono che altri, se vorranno, avvicineranno all'orecchio per sentire restituita la propria voce forte dell'eco delle parole in attesa. In una trottola di innocenze e radici incrociate, in un caleidoscopio angolato in tre cartoni e due specchi. Dentro, briciole di carta, semi disseccati. O anche soltanto le vocali; alle parole basta un soffio, poi s'imparano da sole e volano insieme."