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Due racconti, per due voci monologanti attraverso le quali il lettore non tarderà a riconoscere le "gesta", diversamente "tragiche", di altrettanti protagonisti della storia politica e di quella letteraria del Novecento. La scrittura tesa, precisa, intensa e priva di orpelli di Davide Silvestri dimostra - kafkianamente, ma senza kafkismi, direbbe Ladislao Mittner - come la sempre più ritrosa arte del narrare possa ancora incontrare se stessa.