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Le autrici di questo libro riescono a raccontare il caos molto bene perché al caos non concedono nulla se non la possibilità di essere a stento intravisto. Mettono in ordine il caos e non lo annullano, per così dire, non lo fissano in alcuna formula riconoscibile, non offrono una forma al caos eppure lo disciplinano. E questo è un bene, oltre che un evento insolito nella letteratura contemporanea. Creare un ordine vuol dire in primo luogo immaginare un modo di intravedere un senso nel caos, e in seguito tradurre quel senso in parole, ovvero dargli un significato allo scopo di escludere il caos dal cimitero dei passatempi. A ricomporre in un'immagine segreta i racconti e le poesie di questo libro è il sentimento dell'esclusione, che poi è la ragione d'essere del libro stesso.