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La crudeltà è una dimensione costitutiva, non ignorabile ma volentieri ignorata, dell'animo umano. Il libro ne fa il terribile inventario, occidentale e orientale, dall'antichità ai giorni nostri, sempre distinguendo crudeltà pubblica, privata, sociale. La crudeltà pubblica - legittima, legale - risulta non solo enormemente più voluminosa, ma spesso anche più efferata della crudeltà criminale. L'esplorazione si addentra nei mondi reali delle guerre, delle colonizzazioni, dei supplizi giuridici di Stato, di Chiesa, di Partito, delle dittature, dei totalitarismi; nelle crudeltà libertine, sadiche, letterarie, infantili; nelle crudeltà umane sugli animali, nelle crudeltà escatologiche degli inferni, danteschi e non danteschi. In una seconda parte il libro indaga i fattori biologici, psicologici, culturali delle diverse crudeltà e propone strategie spirituali, economico-politiche e giuridico-organizzative di superamento. Termina con due accorati lamenti, dai quali si desume quanto difficile rimanga la conversione completa dell'animo umano.