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Gli assoli del pensiero di Beatrice, giovane protagonista de "La figlia del Maharaja", si intrecciano al coro rumoroso di un gruppo vacanze variegato, e duettano con le meraviglie dell'India, sapientemente raccontate da Raji, dottissima guida locale. Questa triplice prospettiva dà forma a un "librido", come lo definisce nella sua divertente postfazione Patrizio Roversi, turista per caso ma non troppo: "un ibrido tra generi, un po' documentario, un po' guida turistica, un po' trattato antropo-filosofico ma anche libera narrazione." Con empatia e rovesciante ironia, l'autrice, guida lei stessa e instancabile viaggiatrice, ha saputo raccontare in questo romanzo composito la terra del viaggio per eccellenza, con dovizia di dettagli e percezioni sensoriali, tra storie, divinità, architetture e tradizioni. Si arriverà così, evitando la retorica del fascino maliardo dell'India ma anche un certo pietismo, all'ultima pagina con la stessa nostalgia che lasciano i viaggi quando finiscono troppo presto. Prefazione di Patrizio Roversi.