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Lo ammetto, in questi versi a tratti un po' disordinati, si nasconde il frutto di un'analisi profonda rivolta ad una interiorità complessa, inquieta, a volte spensierata a volte no, di un'anima che vive la sua condizione come un "essere notturno". Qui la notte non è fatta per dormire, ma per essere vivificata da esternazioni e metafore che possono offrire un rifugio momentaneo ad uno spirito che non sa trattenere la propria luce e che riesce a brillare (e a darsi fuoco) solamente nel momento più intimo e solitario di una notte "scarabocchiata". "...l'intensità che mi dona la notte è velata, le sue membra lasciano quel sensuale riconoscersi in un posto riflesso, un sé diverso, dove sento ondeggiare come un dolce segreto l'anima del mio io... ." (Paola Bajo)