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Roberto scavalca il muro di cinta del cimitero di Poggioreale in piena notte. Qualcosa l'ha portato qui a compiere la sua solitaria impresa. Qualcosa da prelevare, da sottrarre. «Il fascio di luce proiettato a terra gli consente di proseguire senza incertezze. Scende i gradini, svolta e illumina dritto. Ci siamo. Qualcosa di bianco, poco lontano, si staglia dalla facciata scura della cappella. Ecco, è quella. È la statua». L'angelo gli sta dinanzi. Illuminato dalla torcia, ha un candore spettrale. Roberto lo osserva intimorito, ma è solo un attimo; non può avere ripensamenti. Il lavoro sporco, da ladro di bassa categoria, è fatto. La refurtiva passa in altre mani e altre ancora. Ma tempo dopo, nello stesso luogo profanato, avviene qualcosa di singolare. Forse solo il caso. Forse un disegno divino.