Tab Article
Giarabub, Giarabub. Inchiodata sul palmeto veglia immobile la luna... E in questo mondo, sole radente tra le dune, vedi avanzare un autotreno nel deserto libico: un gigante della strada a rischio insabbiamenti, tuffi, fesh fesh, ghibli; tutto il meraviglioso in agguato che si può immaginare nel Sahara. E alla guida, tuareg tra i tuareg, ma di più dal momento che trasporta decine di migliaia di litri di liquido infiammabile e non due accidenti di tappeti, c'è lui: un Aldigeri... Tre milioni di chilometri di puro deserto in vent'anni di Libia. Inarrestabile se non per mano del residuato che fu Gheddafi: velleitario e pettoruto che cacciò migliaia di italiani nel '70. Gheddafi che sognò la Sicilia, la Fiat, una squadra di calcio italiana. E dopo aver invaso finalmente un pezzo d'Italia - a Villa Pamphili dove impiantò la tenda nel 2009 - il Rais nel 2011 consumò i suoi passi perduti sulla sommità del Castello Rosso di Tripoli, scena indimenticabile, shakespeariana, il golfo della Sirte come un maelstrom.