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Questo volume raccoglie le poesie di Salvatore Nuzzo, scritte tra il 1972 e il 2017. Quarantacinque anni di scrittura e ricerca di una forma che delinea la realtà con mezzi essenziali. È il "tempo" il protagonista assoluto in questa storia, come delinea Nicola Russi nella prefazione al volume. Salvatore Nuzzo, è "l'archeologo dei suoi luoghi dell'anima, pronubo d'una poesia che si fa epifania del nostro esistere da giovani: si fa autunno, colore di ottobre; si fa carnevale che fa incetta di urla, per strada, di fanciulli; la poesia si fa sogno che raccoglie gli anni del poeta in una favola triste; di un poeta presente ad ogni umana vicenda, un giullare, il più triste giullare/ che scrive versi d'amore/ a una ragazza segreta; si fa estasi davanti a un mare che gli regala l'estro dei sogni e il ripetere delle ultime cose ancora sue; si fa orrore perché s'empie di morte la terra, con tutti i cieli in fuga, con oceani e mari senz'acque. La sua poesia si avvia a correre il rischio di mitizzare un sentimento che adombra un'immagine che volge ad un'istanza: quella di rimanere felicità incorporea, pura ombra, come si esprimerebbe Pedro Salinas, nella sua poesia "Possesso del tuo nome".