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La libertà religiosa è un diritto umano fondamentale, universale e inalienabile perché fondato sulla dignità dell'uomo. La Chiesa, sollecitata dalle istanze di una società sempre più pluralista, lo proclama solennemente nella Dignitatis humanae, sulle orme dell'enciclica di Giovanni XXIII Pacem in terris. Il Concilio Vaticano II porta così a compimento un processo di trasformazione della dottrina e del Magistero cattolico, favorendo il rinnovamento. La Chiesa, infatti, oltre a sancire la libertà religiosa nel Vaticano II, attraverso i pontefici del post-concilio continuerà a occuparsi di tale diritto fondamentale dell'uomo sino a proclamarlo come «la pietra angolare di tutti gli altri diritti. Anche il Codice di diritto canonico del 1983, soprattutto nel Libro III, accoglie i princìpi conciliari in tema di libertà religiosa e pone questo diritto come centro dell'ordinamento canonico superando la tradizionale dottrina canonistica.