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Nelle opere qui presentate, il dramma Der Kammersänger di Frank Wedekind e gli scritti su Hugo Wolf di Karl Kraus, prende forma con contorni diversi lo spirito del tempo dissacratorio della Vienna tra i due secoli, con la musica come potente mezzo di contrasto. Mittner parla del dramma di Wedekind come di un "efficacissimo atto unico, tre sole scene, densissime, spietate e pure di una sorprendente levità giocosa. L'avventuriero wedekindiano questa volta è non solo valorizzatore dei falsi bisogni artistici della sua età ma anche vittima delle sue reali doti artistiche." Wolf, di cui Kraus si erge a difensore d'ufficio dalle colonne della sua rivista Die Fackel, appartiene alla tipologia opposta: l'artista a tutto tondo alieno da ogni compromesso che l'industria dell'arte espelle. In quello stesso 1897 in cui Wedekind scrive e ambienta il suo dramma Wolf vive il suo personale dramma: collasso nervoso, follia, primo ricovero. Ma neppure la catastrofe che lo colpì gli risparmiò la furia dell'establishment culturale viennese. Qui Kraus dà libero sfogo alla sua fantasia rapsodica per inscenare la tragedia postuma di Wolf tra le quinte eccedenti del teatro a cielo aperto di Vienna.