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Il libro tenta di indagare sulle motivazioni, ancora oscure e misteriose dopo più di due millenni, che spinsero l'imperatore Augusto, con un editto improvviso e perentorio a relegare il poeta Publio Ovidio Nasone nella lontanissima e inospitale Tomi (nell'attuale Romania), condannandolo alla morte civile dell'esilio, lontano dai suoi affetti, dalla celebrità e dalla sua amata Roma.