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Con Il Petrolio delle stragi, uscito nel 2006, Gianni D'Elia fu tra i primi a collegare la morte di Pasolini con la sua incalzante critica corsara e luterana al nuovo Potere, sui giornali e nell'incompiuto romanzo Petrolio. Uscito postumo nel 1992, ben diciassette anni dopo la morte, nel ricostruire il degrado e la mostruosità italiana, Petrolio ce ne ha indicato il burattinaio principale: Eugenio Cefis, affarista e "liberista" tanto quanto Enrico Mattei (suo predecessore all'Eni, l'ente petrolifero di Stato) era utopista e "statalista". Si comincia da lì. Il lettore conoscerà lo svolgersi della nostra storia patria tra mafiosi e fascisti, servizi deviati e politici corrotti, totalmente privi di senso dello Stato. Pasolini non è stato ucciso da un ragazzo di vita poiché omosessuale, bensì da sicari prezzolati dai poteri, occulti o meno, in quanto "corsaro" oppositore a conoscenza di verità scottanti. Motivo è stato Petrolio e trappole un "ragazzo di vita" e il furto delle pizze di Salò, l'ultimo film di questo poeta necessario.