Tab Article
Nello stesso periodo in cui vide la luce il De ave Phoenice attribuito a Lattanzio, un omonimo carme in esametri latini fu composto da Claudio Claudiano (370 circa - 404). Benché gli siano state attribuite anche poesie di argomento cristiano, alcune delle quali probabilmente apocrife, Claudiano, a differenza del retore suo conterraneo, è passato agli annali della poesia come "paganus pervicacissimus", tanto che Huysmans poté celebrarlo così: "Il paganesimo rivive in lui suonando la sua ultima fanfara, elevando il suo ultimo grande poeta al di sopra del cristianesimo, che va ormai sommergendo completamente la lingua e sta per restare per sempre padrone dell'arte". La prima edizione a stampa del Phoenix è quella che l'umanista Taddeo Ugoleto mandò sotto i torchi di suo fratello Angelo, tipografo in Parma. Nella stessa città, a distanza di mezzo millennio, una piccola (ma pervicacissima) casa editrice ripropone il testo latino del carme claudianeo, accompagnato da una traduzione in endecasillabi sciolti e preceduto da un saggio introduttivo in cui si trovano inseriti anche testo e traduzione del carme di Lattanzio. Con un'illustrazione della fenice tra le fiamme.