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Molte parole chiave (o d'ordine?) dell'agro-alimentare sono al giorno d'oggi entrate nell'uso comune: km zero, filiera corta, tracciabilità, cultivar, territorio e terroir. Ma anche etnico e fusion, fast e slow, finger e street food (con i loro food truck), "eco" (sostenibile o compatibile), dieta mediterranea, vegetariano (anzi: vegano; anzi: vegan), crudismo e crudità (o crudité), carpaccio, lievito madre e lievitazione naturale. La riflessione proposta in questo saggio è, quindi, quanto mai opportuna. Non possiamo, vogliamo né dobbiamo sottrarre il cibo a una culturalizzazione che, come sottolinea l'autrice, gli è consustanziale (appena superata la fase in cui si mangia solo per sfamarsi e sostenersi, ovviamente): non a caso il focolare che riscalda, difende, illumina e cuoce è, assieme alla ruota, l'icona che più istintivamente poniamo accanto all'uomo che comincia la sua evoluzione dallo stato primitivo.