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Il volume rilegge una fase molto delicata dell'attività di Carlo Goldoni, trascurata dalla critica perché sottostimata dallo stesso autore in fase memorialistica: il suo apprendistato presso il San Samuele di Venezia dove egli indulge a una comicità esplicita e dissacrante, componendo parodie melodrammatiche per la compagnia Imer. Grazie a un continuo confronto con la tradizione precedente e con l'opera di Antonio Gori e Domenico Lalli, due poeti attivi per i teatri Grimani prima dello stesso Goldoni, il saggio prospetta un'analisi di due sue opere giovanili - Aristide e Lugrezia romana in Costantinopoli - nonché una riconsiderazione del modo in cui Goldoni stesso descrive questi anni. Un affondo nella prassi primo-settecentesca di discutere di teatro in scena è poi alla base di una nuova interpretazione del Teatro comico di cui si definiscono con maggiore ampiezza i riferimenti polemici. Attraverso lo studio nel contesto in cui queste opere vedono la luce, tanto il Goldoni del San Samuele che la "poetica in azione" si colorano di sfumature mai considerate prima, rendendo sempre più complessa e sfaccettata la scrittura del più grande poeta comico del Settecento.