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Le relazioni interamericane durante la Guerra Fredda sono state prevalentemente analizzate dalla storiografia - con poche eccezioni attraverso le politiche diplomatiche, militari, economico-finanziarie. Eppure una parte consistente del disegno egemonico statunitense nei confronti del "cortile di casa" latinoamericano è passata anche attraverso strategie e attori sociali "altri", che della cultura hanno fatto un vero e proprio campo di battaglia. Immaginiamo dunque, negli anni della cortina di ferro, uno scenario animato non solo da marines, generali corrotti, agenti segreti e direttori di imprese multinazionali senza scrupoli, ma anche da una miriade di ambasciatori dell'impero informale statunitense come attori, giornalisti, direttori di riviste e di fondazioni culturali, capi di spedizioni archeologiche, insegnanti universitari, esponenti religiosi e persino disegnatori di cartoni animati. Il tema della "guerra fredda culturale" intesa non solo come pratiche di esportazione dell'American Way of Life, ma anche come modalità di ricezione e rielaborazione di queste in America Latina - accomuna i lavori raccolti in questo volume che, per la prima volta in Italia, mette a confronto giovani studiosi europei e latinoamericani. I contributi della prima parte (Calandra, Amava, Nocera, Rey, Quesada) inquadrano un campo di studi ancora in divenire e ricco di sfide, mentre nella seconda si soffermano sulle ripercussioni nelle nazioni latinoamericane.