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Le indagini di Antonio Pasqualino sul teatro dei pupi costituiscono un prezioso contributo alla storia di un genere teatrale poco indagato e conosciuto. Pasqualino riscopre un universo sommerso, gettando luce su antichi pupari e pupanti napoletani, pugliesi e siciliani, su testi di letteratura minore, su repertori cavallereschi, su copioni e canovacci, alcuni dei quali risalgono al 1600. I documenti raccolti dal Pasqualino si riferiscono per lo più ad interviste rilasciate da pupanti napoletani e campani, quali i Corelli, i Buonandi, i Perna, i Dell'Aquila ed altri. L'opera dei pupi dell'Italia meridionale costituisce un episodio particolare, caratterizzato dalla rielaborazione di materiali narrativi tradizionali e dalla creazione di particolari forme drammaturgiche: esauritasi a Roma alla fine dell'Ottocento, continua a vivere in Sicilia, in Campania e in Puglia.