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La storia della Sicilia tra il 1819 e il 1860 è segnata da un continuo e invasivo utilizzo di magistrature militari e speciali, di giudizi abbreviati e sommari, messi in campo dalla monarchia dei Borbone e dal governo delle Due Sicilie per contrastare le diverse forse che agitavano la popolazione dell'Isola. Indipendentisti, sostenitori del regime costituzionale, carbonari, patrioti, insieme a banditi e delinquenti comuni, conobbero la durezza dello Statuto penale militare e delle procedure straordinarie, con l'applicazione di pene severissime: morte, ergastolo, ferri, relegazione. Questo saggio intende indagare il come della repressione, grazie allo studio della documentazione archivistica prodotta dalle magistrature militari delle Due Sicilie. Il Risorgimento siciliano appare così riflesso in uno specchio oscuro, in una storia fatta più di ombre che di luci. Lo specchio, pur tra lacune e distorsioni, ci restituisce una immagine meno scontata della storia dell'Isola e dei controversi rapporti della sua popolazione con il governo e con il sistema punitivo del censore borbonico.