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La filosofia scrive Collingwood non è il deus ex machina capace di risolvere magicamente i mali del suo tempo; eppure il filosofo non è neppure un passivo e compiaciuto spettatore di ciò che, davanti ai suoi occhi e dentro la sua stessa mente, avviene. Di quello "spirito dei tempi", di hegeliana memoria, che è suo compito e dovere intercettare, intuire, comprendere, spiegare. Da questa comprensione, si dispiega infatti quell'orizzonte più pienamente umano dell'esistere che, grazie alla filosofia, dovrebbe esserci più proprio.