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"... i singoli racconti godono della più completa autonomia formale e concettuale. Essi, quindi, sono disomogenei e non vi è continuità narrativa tra di loro. Tuttavia, hanno la pretesa di dare una risposta (o una interpretazione, sia pure limitata e arbitraria) all'idea secondo la quale, nel susseguirsi delle vicende particolari della vita quotidiana, esistono i segnali - più o meno palesi - della persistenza delle singole guerre, apparentemente intervallate da periodi di pace. Senza che ce ne rendiamo conto, e senza il conforto dell'ufficialità e della memoria storica, viviamo, inconsapevolmente, in un'unica "lunga guerra", nel corso della quale si avvicendano episodi il cui diverso livello di pericolosità (o di conflittualità o di disagio) simula una apparente discontinuità e indipendenza di ogni conflitto. Gli effetti negativi, grandi o piccoli, sociali o individuali, di ognuno di essi si protraggono, si sovrappongono fino all'insorgere del conflitto successivo, come se l'umanità non tollerasse quello stato intermedio definito "pace"" (dalla Prefazione di Giuseppe Dodero).