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Comincia tutto con una fotografia, una vecchia polaroid che la narratrice trova per caso una sera, a terra, tra i rifiuti vicino al cancello di casa. È una foto sbiadita che ritrae un uomo con indosso un kimono nero, un praticante di kung fu. In quell'immagine consunta dagli anni la donna crede di riconoscere il padre, Fuenzalida, che non vede da quando era bambina e che ormai si è trasformato nel ricordo di un padre, privo di fattezze e lineamenti definiti. La donna inizia così a tessere la storia del suo rapporto col genitore scomparso, ricordi confusi, frammenti di memorie che affiorano e si mescolano alla tragedia della dittatura militare cilena, in un gioco di specchi e di finzioni nel tentativo di stabilire una "mitologia Fuenzalida" in cui credere, una "storia delle origini" che funga da mappa; questo mentre l'improvvisa e inspiegabile perdita di conoscenza del figlio piccolo non la costringerà a fare i conti con un presente irrisolto.