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Qual è il legame tra la vita singolare e l'agire politico nel tempo del postumanismo? In modo del tutto originale, il volume cerca di rispondere a questa domanda leggendo l'etica e la politica di Foucault con gli strumenti concettuali della "Fenomenologia dello spirito" di Hegel. L'idea foucaultiana dell'etica come pratica della "cura di sé" trova il suo compimento nell"'Erotica", che si fa spazio ludico del conflitto tra due amanti, assimilati alternativamente alla condizione della signoria e della servitù. È così che il gioco dell'amore produce forme multiple e intense di convivenza. Ma, secondo l'autrice, nella ricostruzione foucaultiana della cura antica la cura di sé degli stoici e, più in generale, del mondo ellenistico-romano, tende a consumare la sintesi tra "eros" e "polis", rafforzando la solitudine, l'infelicità, la scissione e la disgregazione, come già lasciava intendere il lessico fenomenologico hegeliano. Lontana dalle conciliazioni dialogiche e comunicative ma anche dall'idea di un rovesciamento risolutivo delle strutture materiali, culturali, istituzionali di dominio, si apre una terza via: riattivare, nel riconoscimento, una lotta permanente - senza conciliazione e senza tempo - tra le forze che concorrono all'"amore veritiero" e quelle che lo comprimono.