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"Giuseppe Varnier è nato e cresciuto in quest'epoca di singolarità: la singolarità quale stranezza o eccezionalità più o meno fantascientifica ("oddity"), la singolarità quale peculiarità esistenziale di un individuo ("ragazzo solo"), la singolarità quale corpo celeste il cui campo gravitazionale è così intenso da non emettere nulla, neppure la luce; un buco nero: l'oggetto più semplice ed incredibile dell'universo, descritto dalle sole quantità di massa, carica elettrica e velocità di rotazione, e da quella che Varnier chiamerebbe «luce spaccata»." (Dalla Postfazione di Tommaso Franci)