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Partigianìn, questo il soprannome che gli è stato affibbiato, un giorno, ha scelto di percorrere, a ritroso, le orme di suo padre, un partigiano vero, da poco scomparso. Ha imbracciato il fucile - scarico - e il fazzoletto rosso e si è addentrato nel bosco, convinto di sapere qualcosa e desideroso di imparare ancora. Nel bosco, però, ad aspettarlo troverà una moltitudine di creature fiabesche: da spettatori non così silenziosi degli orrori della guerra, insistono per raccontare anche il loro vissuto, quel che anche loro hanno perso, quel che anche loro hanno visto. Si ricostruisce così una storia che non assomiglia a quella spiegata nei libri, ma comprende molte più cose: l'amore, la speranza, l'amicizia, la gratitudine, il sacrificio, il rispetto, la nostalgia, il rammarico, la dedizione, l'onestà, il dolore, la perdita. Fatti minimi che, messi l'uno accanto all'altro, compongono un mosaico di umanità varia: storia dopo storia, racconto dopo racconto, Partigianìn scopre un campionario dei comportamenti umani, delle scelte fatte dai singoli e dagli schieramenti, dei sentimenti e delle perdite che ogni guerra comporta, e impara che le cose sono spesso difficili e complesse, ma che vale sempre la pena fare domande e aspettarsi delle risposte. Con l'andamento lirico e delicato di una fiaba, questo libro maneggia il tema scottante e drammatico della guerra con le armi spuntate della fantasia e dell'immaginazione. Un viaggio nel tempo e nella storia, alla scoperta di quello che le guerre fanno agli ultimi, ai più piccoli, ai dimenticati. E soprattutto insegna a coltivare la memoria, affinché non sia tutto vano.