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Erin a diciannove anni non è mai stata molto lontano da casa, nelle Midlands in Inghilterra.
Ma adesso sente che è arrivato il momento di iniziare il viaggio più importante della sua vita: attraversare via mare e via terra l’Islanda, la Groenlandia e il Canada fino ad arrivare in Alaska, circondata solo dalla natura selvaggia. Con sé ha una videocamera con cui documenterà il suo viaggio: “sarà una sorta di Odissea, soltanto che ci sarò io, una ragazza, alla ricerca dell’autenticità tutta al femminile”. Nonostante il timore dei genitori e lo scetticismo di molte delle persone che incontra lungo il viaggio, Erin è determinata ad arrivare fino in fondo. Vuole dimostrare che un’avventura del genere non può essere riservata solo a maschi come Jack London, Thoreau, Kerouac o Ted Kaczynski, ovvero Unabomber.
Romanzo di avventura, libro di viaggio, personalissimo saggio politico e filosofico tra letteratura naturalistica e scientifica, manifesto femminista per il ventunesimo secolo, Donna vuol dire natura selvaggia è un’opera affascinante e visionaria, un libro strano e bellissimo fuori da ogni classificazione.