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Ci vuole fegato per avvicinarsi a queste pagine. No, niente di horror, davvero. C'è dentro la verità, che è gran lunga peggiore, quando raggiunge certi livelli. La vita di Vincent si è ormai conclusa. La sua voce si è rivolta ad un piccolo registratore regalandogli le ultime parole, l'epilogo di un'esistenza che i superficiali si affretterebbero a definire dissoluta, ma che per molti versi non è stata altro che assoluta. Se il primo ricordo del protagonista è un padre che scarica raffiche di pugni su una madre stesa a terra, l'effetto che si somma a tutto ciò che invece non ricorda è a dir poco devastante. La sua psiche si rifugia in una sottomessa omosessualità che lo porta ad un'infinita serie di umiliazioni, nella speranza di redenzione che si alimenta del suo essere vana. Dopo un lungo peregrinare tra la Russia e l'Europa, conoscerà anche il nuovo, strano calore dell'abbraccio di una donna, quando la vita, ormai giunta al crepuscolo, si spegne lentamente come la fiamma di una piccola candela, consumata dall'AIDS.