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Riccardo Artuffo (1888-1936), giornalista, scrittore, autore di drammi teatrali e di soggetti e sceneggiature per il cinema, scrisse l'"Isola" nel 1915 per poi pubblicarla, rielaborata, dieci anni dopo. Attraverso personaggi stilizzati e dialoghi lirico-filosofici, Artuffo si proponeva di «riportare il teatro alla sua funzione veramente religiosa» e allegorica, ispirandosi al simbolismo, in particolare a Maurice Maeterlinck, ma anche al teatro wagneriano e dannunziano: la rivisitazione di miti classici si unisce così in lui con un cristianesimo umanitario, che è consolazione degli umili e degli ultimi. «Tragedia del dolore universale (...) una delle opere d'arte più singolari della nuova generazione» secondo la «La Rivoluzione Liberale», l'Isola è documento di quella sensibilità diffusa del primo Novecento in cui interessi letterari, esoterici e religiosi confluiscono in ambizioni di opera 'totale'.