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Dante e Virgilio sono di nuovo all'inferno, ma uno nuovo di zecca, su misura per i nuovi peccatori: i violenti per cause razziali, di sesso e di fazione, inquinatori, cementificatori, serial killer, speculatori finanziari, mafiosi, spacciatori d'illusioni di ogni sorta e, naturalmente, politici di tutti gli schieramenti. Nel settecentenario della morte del grande poeta, Marcello torna a parlare di Dante e lo fa sostituendo alle invettive del fiorentino le proprie, senza fare sconti a nessuno, prima in terzine di endecasillabi incatenati come quelle del poema originale dell'Alighieri, e poi con l'abituale versione a strisce umoristiche.