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L'annuncio dell'inaspettata morte di Thomas Bernhard provoca lo sconcertante agitarsi e correlarsi, nella percezione del narratore, di afflizioni mai sopite e di capricci mai sedati. In un insano smaniare si incrociano così l'insorgere della malattia e la successiva scomparsa del padre, la frenesia per una donna mai raggiunta, per un corpo che dà origine a fantasie erotiche minuziosamente descritte, cui si aggregano le immaginarie neuropatie della madre. In questo vortice mnemonico si armonizzano l'ossessiva indagine sulle ultime ore di Bernhard, sulla sua nefasta patologia, nonché il ricordo dell'unico amico con cui poter dibattere di libri ed editoria, cui fa eco un'infanzia fitta di curiosità "meccaniche", destinate agli ingranaggi dei giocattoli che suscitano, forse, quel morboso scrutare i "congegni" anatomici di piedi, mani, schiena e cosce dell'innominata donna che lo irretisce e strega. Un ipnotico percorso a ritroso nel labirinto della ragione che unisce una scrittura intransigente al male di esistere del protagonista.