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Al centro della riflessione sul futuro dell'urbanistica del XXI secolo c'è l'idea che la città debba oltrepassare la combinazione di valori e motivazioni che la costituiscono attualmente. Questa idea nasce dalla persuasione che essa abbia raggiunto il limite delle sue possibilità di sopravvivenza e che gli elementi a disposizione non siano sufficienti a delineare una nuova prospettiva. Da più parti vediamo all'opera l'impulso ad andare oltre i confini stabiliti, in un anelito verso un nuovo tipo di città che le enunciazioni usuali non sono in grado di assecondare. A dare attualità a questa trasvalutazione di valori, inoltre, c'è il sentimento di un malessere, se non di fastidio, riguardo il carattere opprimente che la città ha finito per assumere nell'esaltare la vita artificiale a detrimento dei valori "naturali" dell'istinto e della biologia. Il gruppo di mostre City after the City presenta una successione di situazioni rappresentative delle aspirazioni per una città diversa senza cadere nella nostalgia di una mitica città ideale e senza pretendere di raggiungere il luogo del radicamento nelle proprie origini. Se ammettiamo che la città non assolve più il ruolo di autocertificazione della tradizione e del radicamento, allora possiamo dire di essere di fronte ad un evento di grande portata, dissolutivo, che testimonia oltre a tutto dell'opacità del modello urbano a disposizione.