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Il volume si colloca all'interno del dibattito da tempo avviato nelle scienze sociali a proposito dell'individualismo e del suo supposto superamento nelle società occidentali contemporanee: una riflessione sul "noi" e su come tale categoria possa essere utile per la comprensione e la previsione del futuro della società, mostrando di converso la fragilità di una applicazione della categoria dell'"io" in termini esclusivistici. Se nel pensiero sociologico classico si è affermata la dicotomia comunità/società, laddove l'inesorabile affermazione della società ha caratterizzato l'avvento della modernità, è oggi di particolare interesse chiedersi se ci sono espressioni della comunità che resistono, riemergono o assumono nuove forme in epoca postmoderna, un'epoca che alla globalizzazione pervasiva accosta una persistente "voglia di comunità" (Z. Bauman). Tra gli autori che oggi riflettono sulla società globale, da una parte c'è chi parla di iper-individualismo, dall'altra chi parla di derive comunitariste: ma c'è ancora uno spazio per le comunità dei rapporti primari, della fiducia e della reciprocità, per comunità responsabili? Ed eventualmente, in quali forme esse si manifestano, a fronte di una società sempre più complessa? Quali sono oggi le condizioni in cui le relazioni sociali producono comunità, ponendosi come ponte tra il soggetto e la società globale? Ed è possibile estendere l'idea di comunità a tutti gli esseri umani intesi come "comunità di destino" (E. Morin)? In questa prospettiva, l'autrice analizza alcuni ambiti del sociale nei quali il desiderio di reciprocità e riconoscimento simbolico si rende sempre più evidente, come espressione di coesione e integrazione sociali. Dal welfare comunitario alla società civile che chiede trasparenza attraverso lo strumento del FOIA, dall'amministrazione condivisa dei beni comuni urbani alle forme di sharing in rete: sono ormai sempre più numerose le comunità responsabili nell'era della globalizzazione.