Tab Article
Con il regio decreto n. 1 del 2 gennaio 1927 il governo istituiva 17 nuove province, tra cui quella di Terni, espressione di quell'Umbria verde, terra d'arte, di misticismo, ma anche di operosità e modernità, considerata dalla pubblicistica fascista cuore della nuova Italia di Mussolini. Il volume ne ripercorre il ventennio nero cercando di coniugare storia politico-istituzionale e socio-economica, delineando un case study esemplare. Emerge così il condizionamento esercitato dal regime sui processi di formazione e consolidamento dei ceti dirigenti locali: si delinea meglio il rapporto con le vecchie élites, ma anche la capacità di promuoverne di nuove o di fare coesistere entrambe. Lo studio del Pnf locale, contrassegnato, come molti altri fascismi provinciali, dal «beghismo» e da contrasti con altri poteri, ha poi rivelato lo sforzo profuso da quest'ultimo per inserirsi nelle diverse dinamiche territoriali, creare e controllare reti clientelari al fine di ottenere il consenso; nel contempo, ha permesso di accertare le difficoltà incontrate nella fascistizzazione del ceto operaio, ma anche nei rapporti con quei poteri che si dimostrano spesso refrattari alla sua influenza: la "Terni" polisettoriale di Arturo Bocciardo e la Chiesa. Ciononostante, il fascismo ternano appare in grado di esercitare un ruolo nel progetto di conquista della società locale, coerentemente con l'accelerazione nel processo di creazione dello Stato totalitario di cui negli anni Trenta è strumento il Pnf staraciano.