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Questo libro nasce da un incontro realmente avvenuto. Gli autori hanno riflettuto su alcuni concetti che hanno ispirato l'opera di un pensatore e di un artista, Alessandro Fersen. Essi hanno guardato al suo lavoro riflettendo sul tempo presente, su altri artisti, e non solo, che oggi indagano gli stessi temi con la stessa passione e la stessa determinazione. E qui il grado di pericolo è molto alto. Perché le questioni poste da Fersen non hanno nulla di rassicurante. Esse conducono, attraverso una sottesa trama di corrispondenze, a interrogarsi sul senso non solo del fare arte, ma sul senso della condizione umana di fronte a esperienze capitali. La sua opera, per chi accetta la sfida e si apre all'incontro, interroga con la stessa efficacia chiunque. Sembra chiedere chi sei, velando la risposta e lasciando a ognuno di noi la responsabilità di riconoscersi, incamminandosi tra gli alberi, sotto quella trama. Il convegno "Gioco e sapere. Forme di un teatro senza scena" è stata anche la prima azione di un progetto dedicato proprio a Fersen, il Centro Studi Alessandro Fersen, nato per volontà dei direttori di Teatro Akropolis, di Ariela Fajrajzen e della Fondazione Alessandro Fersen.