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Brutto, solo e devastato da un riporto agghiacciante, Antonio Torrecamonica si ritrova a condurre, suo malgrado, una vita che gli altri hanno scelto per lui. Carceriere di se stesso, trascorre tutte le sue giornate rinchiuso in una piccola libreria di provincia, tra libri che non legge, clienti che lo tormentano e ricordi che lo soffocano. Unico svago, ogni tanto, far saltare in aria qualcuno dei concorrenti, meglio se grandi, meglio ancora se Feltrinelli. Ma non è che la gioia di un momento, passato il quale il libraio continua a essere un animale in gabbia: la malavita lo usa per i suoi traffici, le forze dell'ordine lo braccano, il passato lo tiene inchiodato alla sua prigione quotidiana fatta di lettori, attese e conti in rosso. Finché un giorno non prende in mano uno di quei libri che non sopporta e inizia a sfogliarlo, ritrovando un piacere che considerava ormai perduto. Questo piccolo gesto quotidiano, insignificante nella sua banalità, darà il via alla lunga fuga del signor Torrecamonica verso la libertà. A ostacolarlo saranno in tanti: il commissario Serracavallo, Don Pietrino, i Milanesi, il Vice, fino alla realtà stessa, menzognera come non mai. "La solitudine di un riporto" è la storia di questa fuga, un vortice di incomprensioni e follia che avrà come inevitabile punto d'arrivo il più eclettico attentato terroristico/culturale di sempre. Scorbutico, misogino, stralunato e sognatore, Antonio Torrecamonica è un po' Bartleby un po' Marcovaldo...