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Il libro propone alcune osservazioni sulla lingua italiana di oggi, offrendo qualche spunto di riflessione e possibili suggerimenti pratici. Dove sta andando l'italiano? È vero che la scuola non insegna più a parlare e a scrivere correttamente, che gli scritti dei concorsi pubblici sono pieni di errori madornali, che giornali e libri pullulano di sciatterie e badano poco alla limpidezza espressiva? Che troppe parole ed espressioni inglesi si insinuano dappertutto, nell'orale e nello scritto? Quanto incide internet su tutto questo? I dialetti valgono ancora qualcosa o dobbiamo abbandonarli, buttarli via come si fa con gli oggetti vecchi e inservibili? Possiamo e dobbiamo opporci alla deriva, difendere la comprensibilità e la bellezza della lingua, senza aprioristiche negazioni dei fermenti che la percorrono, evitando di cedere al pressapochismo che ignora la storia e la funzionalità. Nel libro si citano linguisti, semiologi, pedagogisti, filosofi, ma anche politici, papi, attori, cantanti, fashion blogger e influencer, pubblicitari, atleti. La ragione è evidente. La lingua appartiene a tutti, usandola con attenzione, con amore, ne decidiamo collettivamente le sorti.