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Vincenzo v. Bonazza, scrittore anfibio, passa con disinvoltura dal vernacolo calavrisu alla lingua, ovvero come le rane salta dalle acque limacciose e diacce del dialetto parlato negli strati più incolti e emarginati del popolo "macro e scalzo" alla terraferma dell'italiano (le favole ecc.). In questo libro sono raccolte tutte (o quasi) le sue poesie dagli anni settanta a oggi senza soluzione di continuità coi temi trattati nei romanzi ma con sostanziali aggiunte e variazioni (l'amore, il viaggio ecc.)