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Il libro segna il ritorno, sulla scena letteraria, della poetessa padovana Amelia Burlon Siliotti. Dopo aver "cantato", tra gli altri, il mondo dei cavalli e delle due ruote, la poetessa concentra tutta la forza creatrice di cui è capace sul mondo della danza e lo fa esprimendo, con la sua penna, le molteplici sensazioni nate dall'incontro con il ballerino padovano Massimo Garon. L'opera è del tutto nuova sotto il profilo della concezione e della progettazione editoriale. Le poesie, infatti, sono accompagnate dagli scatti che il fotografo Giovanni De Sandre ha rubato proprio a Garon. Questa volta, dunque, la danza diventa parola e sulla pagina a muoversi sono i versi, abilmente confrontati con l'immobilità del corpo di un danzatore, che continua ad esprimere armonico dinamismo anche nella staticità delle sue pose. Trentuno componimenti che somigliano molto alle tappe di un viaggio meraviglioso nella poesia e in ciò che i versi possono esprimere, quando chi li genera è ispirato da qualcosa di profondamente incantevole.