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Il mare minore è quello dei velisti troppo innamorati del mare per non avere una barca, ma troppo occupati o timorosi per usarla. E se la godono (poco) in porto. Dalle osservazioni (e l'esperienza) di Pino Aprile, emergono le caratteristiche antropologiche della più diffusa figura di diportista: il "velista da tavolo", un uomo all'ancora, ormeggiato a una scrivania, per il quale l'essenza del desiderio di navigare non è navigare (solo chi non ha sufficiente fantasia è costretto a farlo davvero), ma desiderare. È un "voyeur" nautico, che gode nel vedere gli altri fare quello che lui vorrebbe fare e che possiede tutti i manuali, ma non la pratica.