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«Non è di certo difficile scoprire sotto o dentro la sua semantica un animo vispo, che non accetta un mondo assuefatto all'ingiustizia, alla sopraffazione, all'annullamento dello spirito libero dell'arte [...] Pozzoni ci scuote dicendoci: "Non sono più sufficienti quei libri e quei principi destinati a finire in un magazzino ammuffito che fa da concime, magari, a edizioni che prepotentemente entrano nelle case e nelle coscienze coi loro messaggi fasulli e raccomandati. Svegliatevi! Altra deve essere l'economia, il mercato, la morale, la vita insomma. E se siete poeti, forse solo voi pensate di esserlo, smettete di infastidire viole e girasoli, prati e mareggiate, notturni e solatii; e magari datemi una mano in questa rivoluzione che vi riguarda da vicino" [...] Pozzoni vive della sua unicità frutto di una macedonia di culture varie, importanti e articolate; di tante culture che si fanno voce distinta, assordante, grido alla Munch, eco rimbalzante su piane infagottate di grani biondi, maturi, pronti a mietiture» (Nazario Pardini).