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Per capire qual è il futuro e l'importanza della nostra specie bisognerebbe abituarsi a uno sguardo dall'esterno, come quello che potrebbe avere un alieno o un cosmologo. Probabilmente questo cambio di prospettiva avrebbe come effetto secondario quello di renderci consapevoli delle conseguenze a lungo termine dei nostri gesti. Sapere che l'uomo è il prodotto di quattro miliardi e mezzo di anni di evoluzione terrestre potrebbe motivare un ragionevole senso di onnipotenza, che sarebbe però scalzato da ben altro orizzonte: la Terra ha davanti a sé forse altri sei miliardi di anni di vita e l'uomo potrebbe non essere l'apice della sua evoluzione. Sono questi i paesaggi che ci presenta Martin Rees, astronomo e cosmologo di fama internazionale.