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La poesia, soleva dire Saint-John Perse, è fatta per l'orecchio interno. "Anabasi" è un poema allegorico che parla, in senso proprio, di una conquista militare - non localizzata nello spazio o nel tempo -, e, in senso figurato, di una conquista spirituale. "È il poema della solitudine nell'azione, azione tra gli uomini e nel contempo azione dello spirito, rivolta verso gli altri come verso sé stesso." Nel tracciare le gesta dell'anonimo conquistatore che fonda la sua città "sotto le labiali d'un nome puro", è sottesa l'avventura del poema sul punto di nascere - puledro nella canzone che lo apre, cavallo in quella che lo chiude. Il poeta è l'interprete del mondo, ne decifra i caratteri con tutti i "fiutatori di segni, di semenze, confessori di soffi in Ovest; scrutatori di piste, di stagioni, levatori di campi nel venticello dell'alba", e progressivamente ricompone il suo tempo interiore, che è aspirazione all'assenza di limiti e superamento delle frontiere.