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Il libro è una elegia alla fragilità, alla tenera voce che ci tiene uniti: «i dolori vogliono la voce giusta, la voce da cui risalgono». I personaggi delle storie narrate sono diversissimi, ognuno detta il proprio smarrimento, eppure quanta energia in questa fragilità [...]: la cura ai tratti fragili è amare il vuoto, accarezzare ciò che è provvisorio, perché la ferita è ciò che ci avvicina al cuore selvaggio della vita, come disse magnificamente James Joyce. Dalla Prefazione di Cinzia Messina.