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Il "Decameron" di Pasolini non è una semplice trasposizione cinematografica del capolavoro di Boccaccio, ma è una personale rilettura dell'opera, un vero e proprio saggio critico per immagini. Il duplice sguardo adottato in questo saggio rende possibile un'analisi dei due testi che fa emergere ad esempio come le parole di Boccaccio si sovrappongano ai volti di Franco Citti e Ninetto Davoli. Emerge così il segno più forte dell'operazione di Pasolini, che adopera il racconto boccacesco della fine della comunità e della nascita della società mercantile, per descrivere l'eclissi del mondo contadino e la nascita del neocapitalismo. Dal mondo borghese di Boccaccio a quello popolare di Pasolini, si delinea un'unica storia, ma raccontata in momenti diversi.