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La vita di Ganàs è costellata di migrazioni forzate: da bambino, una fuga insieme alla famiglia in Albania con i partigiani greci, poi il trasferimento in Polonia e Ungheria. Una storia fatta di perdite, esodi, deportazioni e guerre civili che grava sulla sua poesia, in cui lavora sempre il rimpianto e la nostalgia per un paese d'origine perduto, una terra vergine forse mai realmente esistita, mito di cui si alimentano i versi. Versi popolati da figure che mescolano gioia e sofferenza, in cui l'ombra nutre la luce e la fa esistere, in un inestricabile intreccio di vita e morte, un'altra immagine che incombe, seppure attenuata e vinta dalla forza del ricordo e della nostalgia del legame degli affetti.