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"Ministro di cui predicherà sempre la fama la gravità de' costumi, l'accortezza ne' negozj, lo zelo della giustizia, la giocondità del discorso, e tutte l'altre parti, che l'adornavano, e che l'avrebbono renduto gratissimo a' sudditi, se avesse saputo moderare l'austerità del suo genio, la pertinacia negli odj, il desiderio della vendetta, e l'amor delle donne, più di quello che convenivasi alla soma degli anni, e dell'officio, che amministrava". Centocinquanta anni dopo la sua uscita di scena, così concludeva Parrino, nel suo "Teatro eroico, e politico dei governi de' viceré del Regno di Napoli", il medaglione che dedicava al viceré don Pedro de Toledo. È a questo uomo controverso, al suo modo d'intendere il governo e l'esistenza, alla visione del mondo sua e di quelli che vissero intorno a lui, ai risultati delle loro azioni dispersi dal tempo e all'eredità materiale e immateriale che da tutti loro abbiamo ricevuto, che è dedicato questo libro. I saggi qui raccolti sono attenti alle dinamiche di convergenza e divergenza che il nuovo corso politico del Regno inaugurato da don Pedro produce dentro e fuori i suoi confini e si soffermano sulle linee di rinnovamento che tale corso provoca in campo linguistico, letterario, artistico, urbanistico e militare. È infatti in questi ambiti che si manifestano con particolare chiarezza gli effetti della presenza di don Pedro de Toledo a Napoli e della nuova collocazione del Regno nel grandioso scenario della politica europea dell'imperatore Carlo V.