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"lctus! Il disprezzo per te si è tramutato in viscerale odio, allorché, senza motivo, mi aggredisci proditoriamente alle spalle, e mi lanci la sfida improba, in cui osi flagellare le gioie, minare l'equilibrio mentale e turbare la regnante serenità della mia famiglia. Oltraggiato e vilipeso, non smetterò di combatterti con i denti e con le unghie, anche quando ti illudi di avermi soggiogato e irrimediabilmente ridotto a brandelli. Il fiore in difficoltà, in cima all'esile stelo, sbocciato con le sfumature armoniosamente tinte dei suoi petali tra vento aspro, terreno rude e massi rocciosi, sempre sul punto di soffocare, per istinto di sopravvivenza, sgomitando, si conquista lo spazio vitale per alzare la testa e ricevere energia dalla luce del sole e nutrimento dalla pioggia. Superato il solco buio della sofferenza, esso diventa più bello e forte, vive a lungo e bene. La natura è totalmente stoica; per questo ci offre il più sublime esempio di prodezza ed è la nostra maggiore consolatrice. A parabola della metafora, tu ictus, senza renderti conto, mi infondi forza e coraggio mentre spasmodicamente invoco la misericordiosa protezione del Signore."