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Pochi poeti hanno saputo esprimere, come Umberto Piersanti, il miracolo della vita - la vita come gioco di forme, luci, colori, come palpito di carni e di anime, come incanto di foglie, fiori, alberi e colline - sullo sfondo di quelle minacce che si agitano di continuo dagli scenari oscuri della Storia, del tempo, della realtà. Per quanto tesa alla bellezza, la vita è sempre sull'orlo dello sgretolamento e del nulla come un dono prezioso e fragilissimo. Innumerevoli ombre, malattie, guerre - o anche solo l'immensa forza del tempo - sovrastano il bisogno degli uomini di sentirsi liberi, di respirare all'unisono con il fruscio delle erbe e il ruotare dei cieli, di abbandonarsi al battito dei sensi, di gustare i sapori terrestri e, attraverso tutto ciò, di rinnovare senza fine la fiamma della propria anima. Ma solo in apparenza, o per momenti che paiono lunghi come secoli, e che poi, un giorno, dilegueranno come larve o volute di fumo, la Realtà può trionfare su quel sogno immortale che è la vita. Questo sogno è più forte di ogni cosa, per quanto, allo stesso tempo, fragile come le lucciole che, in un gioco infantile, il poeta chiudeva in un fiasco per liberarle poi come scie di luce, pulviscoli di stupore, filamenti di piccole stelle. Ripercorrendo tutte le raccolte di versi e i romanzi di Piersanti, Paolo Lagazzi ritrae le linee, gli spazi e i riverberi di una tra le opere più originali del secondo Novecento italiano. Completa il libro un testo inedito del poeta.