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"Novantacentodieci" è la storia di una vita che, a spizzichi e brandelli, Filippo Scuderi ambienta in un quartiere popolare di Catania fra gli anni '70 e gli anni '80; nel romanzo, le strade, le case, le persone, funzionano come "segnaposto" di una geografia del ricordo attraverso la quale il personaggio principale, in veste di narratore adulto, racconta la sua infanzia e la sua giovinezza. Al realismo, a tratti crudo, di alcuni episodi narrati, si accompagna un'ingenua consapevolezza della crudeltà della vita, contro la quale il giovane Lanteri si oppone con caparbietà, nel tentativo di rubare al destino quel futuro migliore dal quale la sua infanzia sembra volerlo a tutti i costi allontanare. Da semplice numero che indica un voto di laurea, Novantacentodieci si propone al lettore come paradigma di questa lotta ostinata contro le avversità della vita.