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In questo nuovo volume di versi (e di rapide prose), Pietro De Marchi offre lo smarrimento di una vertigine combinato con lo stupore ammirato di fronte ai colori della vita e del mondo. I volti, i paesaggi, le vicende che parlano di vite vere, di drammi e di gioie, tutti i particolari che compongono il vasto affresco della sua opera svettano chiari e netti, pulsano di energia espressiva, di allegria persino; ma il quadro d'assieme che dovrebbe contenerli e ordinarli in un divenire sfuma e tende a scomparire, come se non fosse più possibile definirlo con precisione, come se le radici storiche e memoriali del mondo avessero subito una sorta di amputazione.